70 communautés nouvelles problématiques, 15 fondateurs sous enquête

Le cardinal Joao Braz de Aviz, congrégation pour les Instituts de Vie consacrée, à propos de la rencontre avec le pape de novembre 2016 :

–          Le Pape s’est étendu sur les nouvelles fondations. Pouvez-vous nous dire combien d’entre elles sont actuellement sous enquête de la part de la Congrégation pour les religieux ?

–          « Il y en a environ 70 nouvelles familles religieuses sur lesquelles nous avons porté notre attention. Nous avons fait des visites et quelques unes révèlent vraiment des cas préoccupants, avec de graves problèmes de personnalité dans les fondateurs et des phénomènes d’emprise, de fort conditionnement psychologique des membres. Il y a des fondateurs qui se sont révélés de vrais propriétaires des consciences. Le critère n’est plus l’unité avec l’Eglise, l’unité avec Pierre. Ce n’est pas pour rien que les fondateurs les plus rigides se sont montrés comme des personnes incapables d’obéir, des personnes qui doivent rester au pouvoir. Il s’agit clairement de dynamiques déséquilibrées et inacceptables. Il y a aujourd’hui une quinzaine de fondateurs qui sont sous enquête. Et quand nous nous mettons en mouvement – et nous le faisons après avoir reçu des signalements et des dénonciations – c’est qu’en général il y a un vrai problème, et quelques fois très grave. Le pape désire la transparence ; il veut la clarté et il nous a exhortés à faire un discernement courageux sur ce qu’est un charisme et sur ce qui ne l’est pas. Il nous soutient totalement. Il arrive même que des évêques locaux se sentent appelés aussi à la vigilance sur les formes de la vie consacrée qu’ils accueillent dans leur diocèse. Les omissions dans ce sens rendent les problèmes plus difficiles à affronter : si, en fait, on intervient quand un problème n’en est qu’au début, c’est toujours plus facile de le gérer. »

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‎17‎/‎02‎/‎2017

Abbiamo intervistato il card. João Braz de Aviz il 10 febbraio scorso, dopo la conclusione dell’Anno della vita consacrata (febbraio 2016) e dei lavori di una doppia “plenaria” della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Nato nel Brasile del Sud (1947), prete nel 1972, è stato vescovo di alcune diocesi brasiliane prima di essere chiamato alla Congregazione. La franchezza dei giudizi trova conferma.

– Signor cardinale, quale impressione le ha fatto il dialogo del papa coi superiori generali (25-27 novembre 2016), di recente pubblicato da Civiltà Cattolica?

«Ero presente personalmente a quell’incontro. E posso dire che c’è una novità. Vedo un impegno nuovo – di cui sono ammirato – da parte del papa, che conosce la vita consacrata, ne coglie con profondità le dinamiche e la stimola a ritrovare la via di una testimonianza di cui la Chiesa non può fare a meno. Si tratta di qualcosa che, quando sono diventato prefetto della Congregazione, non si poteva nemmeno immaginare. Sono giunto a Roma in un momento difficile. Dai religiosi sentivo spesso dire che era il momento di imparare l’ars moriendi, proprio così, in latino. E mi faceva male questa sfiducia nella forza dei carismi, dell’azione dello Spirito».

– Il papa si è molto diffuso sulle nuove fondazioni. Ci può dire quante di loro sono attualmente sotto inchiesta da parte della Congregazione per i religiosi?

«Sono circa 70 le nuove famiglie religiose sulle quali abbiamo messo la nostra attenzione. Abbiamo fatto delle visite e alcune stanno rivelando dei casi davvero preoccupanti, con gravi problemi di personalità nei fondatori e fenomeni di plagio, di forte condizionamento psicologico dei membri. Ci sono fondatori che si sono rivelati dei veri padroni delle coscienze. Il criterio non è più l’unità con la Chiesa, l’unità con Pietro. Non di rado proprio i fondatori più rigidi si sono rivelati persone incapaci di obbedire; persone che devono sempre rimanere al comando. Si tratta ovviamente di dinamiche squilibrate e inaccettabili. Oggi sono circa una quindicina i fondatori sotto inchiesta. E quando ci muoviamo noi – e lo facciamo dopo aver ricevuto segnalazioni e denunce – generalmente c’è un problema vero, alle volte anche grave.

Il papa desidera trasparenza; vuole chiarezza e ci ha esortati a fare un discernimento coraggioso su che cosa è carisma e che cosa non lo è. Lui ci sostiene totalmente. Occorre poi che anche i vescovi locali si sentano chiamati in causa quanto alla vigilanza sulle forme di vita consacrata che accolgono in diocesi. Le omissioni in questo senso rendono i problemi più gravosi da affrontare: se, infatti, si interviene quando un problema sta iniziando è sempre più facile gestirlo».